La preghiera e la spada by Adonis

La preghiera e la spada by Adonis

autore:Adonis [Adonis]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


IV

Occorre sapere che il misticismo arabo fu una vera esplosione culturale nel cuore della società islamica. Provocò le scissioni più violente tanto nell’ambito del pensiero e del linguaggio quanto nel campo dell’esperienza concreta.

Strappò così il pensiero arabo alla sua abitudine di studiare la giurisprudenza (il fiqh) e la Sharî‘a. Lo strappò all’angustia dei suoi sentieri abituali e lo proiettò verso un orizzonte più vasto: un orizzonte dove la ragione può trattare indifferentemente le questioni più astratte o i dettagli più irrilevanti, dove può scuotere senza sosta i fondamenti del pensiero e ricostruirlo sempre su basi nuove, in un movimento libero e senza limiti.

Nella simbologia mistica l’esperienza della scrittura e dello scrivente è un’esperienza di «morte»: deve morire rispetto alle apparenze sociali, a tutte le relazioni e a tutte le condizioni esteriori per poter vivere nell’universalmente nascosto.

Osserviamo che anche il poeta desideroso di conformarsi a un’esperienza del genere deve superare le apparenze. Infatti uno degli aspetti del decadimento della scrittura poetica nel mondo moderno è il dominio che su di essa esercita la lingua corrente, il linguaggio dell’apparire. Ora, è proprio attraverso la lingua che possiamo superare il mondo dell’apparenza: inebriando la lingua. Dobbiamo creare un’ebbrezza linguistica compatibile con l’esperienza cercata.

In verità ogni scrittore mistico si prefigge come obiettivo primario la scoperta di una «lingua universale» capace di esprimere la corrispondenza tra l’infinito (il senso) e il finito (l’immagine). Questa lingua parla senza la mediazione dell’angusta ragione: rapisce il lettore e lo trasporta verso l’infinito. Il mistico è ebbro e trascina con sé la sua lingua perché anch’essa divenga ebbra e così si trasformi. Soltanto una lingua altrettanto ebbra può esprimere l’ebbrezza dell’uomo rapito dall’infinito; e come il mistico esce fuori di sé anche la lingua deve uscire fuori di se stessa.

La lingua ebbra è quella della metafora, l’unica che può condurre fino al nostro mondo apparente ciò che è altrove, ciò che appartiene all’ignoto e al nascosto. Come dice Baudelaire, una lingua del genere ci permette di «fare entrare l’infinito nel finito».

L’ignoto infinito che si esprime non è un punto di arrivo da raggiungere, e il sapere non si compie con esso. È al contrario qualcosa di mobile che continuamente richiede lo svelamento. La lingua non instaura dunque rapporti falsamente «veri», vale a dire obiettivi tra l’Io e l’Altro, tra l’Io e l’ignoto, tra l’Io e l’universo: tali rapporti sono sempre meta-forici, di scambio e di spostamento.



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